martedì 9 novembre 2010

Anima e Corpo p15

Noi, rispetto a questi colleghi, facciamo un passo avanti, un passo però, che
non ha aperto nessun dibattito internazionale, forse perché i neurologi sono eccessivamente
neuro-centrici, e non hanno sufficiente cultura per affrontare la fisiologia
della periferia del corpo, come anche chi studia il comportamento muscolare
e rimane troppo focalizzato sul distretto, sull’apparato, sul sistema.
L’immaginazione è del tutto simile alla percezione, con la differenza che è autoevocata
e non etero-indotta da stimoli esterni. Nell’immaginazione visiva, lo stimolo
esterno elettro-magnetico viene tradotto, diventa segnale interno e viene
analizzato nel cervello, nella stessa area dove i colleghi americani collocano l’immaginazione.
L’immaginazione e la percezione si incontrano nella rappresentazione; tale
processo risulta assolutamente identico: io posso percepire voi, e questo è un atto
percettivo, posso chiudere gli occhi e rievocarvi, e ci possono essere delle differenze
nella nitidezza della rappresentazione, ma tutte e due sono rappresentazioni
identiche da un punto di vista fisiologico. Nella corrispondenza tra immaginazione
e percezione, noi pensiamo che il ruolo dei ricettori periferici sia assolutamente
identico: con gli occhi, si immagina visivamente.
Possiamo fare un esperimento: “Provate a chiudere gli occhi e immaginare un
cavallo in corsa, che entra nel vostro campo visivo da destra a sinistra, o da sinistra
a destra… Per qualcuno è più nitido, per altri è meno chiaro -in ogni modo,
c’è chi è più portato per l’immaginazione acustica e chi per quella cinestesica-.
Adesso provate ad immaginare il cavallo senza muovere gli occhi e il capo. Che
succede al cavallo? Si ferma. Allora se si vede correre il cavallo e perché gli occhi
si muovono e lo vedono correre. Se gli occhi non si muovono, il cavallo si ferma.
E per qualcuno, il cavallo sparisce. In ogni caso, significa che gli occhi sono usati
per l’immaginazione visiva”.
Abbiamo fatto degli esperimenti fisiologici impressionanti nella loro semplicità:
per esempio, posizionavamo una lente davanti agli occhi dei soggetti tramite
la quale vedevano un quadrato bianco, poi, chiedevamo loro di immaginare
visivamente qualcosa e di proiettare l’immagine sullo schermo, cosa che riuscivano
a fare. In seguito, applicavamo lo zoom, e loro vedevano ingrandita la loro
immagine “mentale”. Sembra quasi incredibile: la percezione parte da una modificazione
dell’input esterno! Non è ancora del tutto chiaro come modifiche dell’attività
retinica che creano rappresentazioni di tipo visivo endogene, passino
però attraverso gli occhi.
In un altro esperimento interessante, con dei colleghi oculisti abbiamo misurato
la curvatura del cristallino e, usando un sistema ecografico, abbiamo chiesto
di immaginare degli oggetti ad occhi chiusi. Ora, se si vede un oggetto lontano, il
cristallino si appiattisce; se si vede un oggetto vicino, si incurva di più. Chiedendo
ai soggetti di immaginare una nave all’orizzonte e poi di leggere le pagine di un
libro, si è notato come, nel primo caso, il cristallino si appiattiva; nel secondo, si
incurvava in modo particolare.

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