martedì 9 novembre 2010

Anima e Corpo p13

L’emozione è uno schema di risposta innato, geneticamente predeterminato, che compare in rapporto a diversi contesti e situazioni stimolo, esso compare in modo
automatico o in rapporto ad un’elaborazione cognitiva: posso emozionarmi perché
ho paura di perdere il treno o perché incontro la mia fidanzata. Esiste un
ambiente che è quello decisivo che fa scattare, intervenendo su una sorta di interruttore,
la risposta emotiva, ma in che cosa consiste questa risposta? In una serie,
in un programma predeterminato, di modifiche corporee.
Riguardo alle modificazioni corporee, si è discusso a lungo sulla teoria di
James e Lange, i quali hanno sottolineato il ruolo della periferia del corpo nella
genesi dell’emozione. Ciò ha dato luogo a discussioni e anche ad alcuni grossolani
fraintendimenti: si dice “scappo perché ho paura, o ho paura perché scappo?” -
grossolana distinzione-. Non è questo. L’emozione non è il comportamento istintivo,
vi è una differenza sostanziale tra un comportamento di rabbia e un comportamento
aggressivo. Non tutti i momenti di rabbia evolvono in comportamento
aggressivo, ci può essere una rielaborazione cognitiva della rabbia che sollecita
risposte di carattere cognitivo. Allora gli psicologi saranno lì a studiare quanto
aggressivo può essere il comportamento verbale, una rielaborazione che non è
automatismo. La rabbia è, invece, strettamente legata ad una tensione preparatoria
ad un comportamento aggressivo. Questa tensione preparatoria rappresenta lo
specifico poi, del comportamento emozionale, del vissuto che chiamiamo sentimento.
Nella lingua italiana questo fenomeno è semplificato perché “sentimento”
viene da “sentire”, una delle modalità di organizzare le informazioni sensoriali. Il
sentimento è un elemento strutturale del processo emozione, alla base dell’integrazione
delle informazioni sensoriali. Senza il “sentire” unificato, non possiamo
parlare di emozione.
Questo è molto importante, perché si comincia a capire come i livelli funzionali
che si ritrovano nell’ambito del teatro, non sono parti poi scisse, che il teatro
gioca ad operare un processo di reintegrazione, o a liberare possibilità espressive,
emozionali.
Uno dei capitoli interessanti in rapporto all’emozione, è l’inibizione dei meccanismi
emozionali stessi. Una parte del processo trasformativo, specialmente in
certe tradizioni (nell’arte-studio, per esempio) lavora molto -forse con qualche
rischio, perché la terapia comporta anche un rischio- al fine di rimuovere il meccanismo
d’inibizione, senza peraltro comprendere esattamente in che cosa consista
l’inibizione stessa da un punto di vista fisiologico, e senza comprendere quale
rapporto ci sia tra l’inibizione e le funzioni integrate dell’io, in quanto l’inibizione
può essere un elemento fondamentale dei meccanismi di difesa. L’emozione,
dunque, diventa un segnale autoregolato, modulatorio del comportamento in
quanto risposta. L’inibizione dell’emozione, allora, può essere considerata come
un meccanismo di difesa: il soggetto, incapace di gestire il proprio livello emozionale,
attua una regolazione del flusso emotivo per ristabilizzare il “sistema”.

Nessun commento:

Posta un commento