martedì 9 novembre 2010

Anima e Corpo p14

Non solo le emozioni sgradevoli, come possano essere la rabbia o l’ansia particolarmente
elevata, possono mettere in discussione l’integrità dell’io, ma anche emozioni eccessivamente piacevoli, quali l’intensità del piacere che un’esperienza
sessuale particolarmente intensa può comportare.
Se, però, il meccanismo generatorio del sentimento è nel corpo che invia i suoi
messaggi, se appunto l’emozione è in funzione dell’io e si realizza attraverso l’attività
corporea prevalentemente legata a variazioni del tono muscolare, l’inibizione
non può essere che un meccanismo che modifica il tono muscolare, in modo
da impedire, opponendo resistenza alla variazione muscolare che corrisponde
all’emozione inibita.
Una contrattura, una rigidità muscolare, si oppone a questa capacità dell’individuo
di produrre sensazioni somatiche; ci si accosta ad un soggetto e si comincia
a vedere che ci sono delle aree corporee contratte, rigide, e probabilmente esse
sono tali perché si è messo in atto un meccanismo di inibizione di un processo
emozionale. Il processo emozionale viene spesso bloccato perché l’io non è in
grado di gestirlo. È quello che in area reikiana chiamano “blocco”, partendo però,
non da una concezione della struttura psicofisica dell’io, ma da una concezione di
blocco energetico, rifacendosi ad un modello freudiano riportato nella sua corporeità,
che però andrebbe profondamente rivisitato, anche perché il meccanismo di
energia, nell’organismo, è molto più complesso di quanto possa sembrare.
Esiste energia meccanica ed energia chimica, ma non esiste energia psichica e
tutto ciò fa ridere i biologi. Ma se i biologi smettessero di ridere e capissero la
consistenza di questi comportamenti, forse si farebbero dei grossi passi avanti.
Un altro ambito che noi abbiamo studiato è quello dei processi immaginativi
quali funzione dell’io.
L’immaginazione serve essenzialmente a definire il presente e a riscrivere la
realtà. La realtà esiste poiché c’è l’immaginazione che la vita finisce: se io immagino
di voi che non siete delle persone venute ad un convegno ma dei futuri kamikaze,
il mio modo di pensare, di capire, di descrivere, di vivere, di percepire,
sarebbe completamente diverso. È la rappresentazione che io ho di voi, in quanto
corrispondente ad un mio piano immaginativo, che decide il mio comportamento,
le mie analisi mentali ed il mio modo di relazionarmi - ridefinisce quindi la realtà-.
La memoria, poi, serve per organizzare o definire il presente, recuperando il
passato, prossimo e remoto, con vari meccanismi di circuiti neurologici e trasformazioni
chimiche più profonde. Nella memoria, inoltre, rientra la funzione dell’oblio,
la capacità di dimenticare, senza la quale tutto il gran volume di informazioni
disponibili non potrebbe essere tenuto insieme dal soggetto.
Tornando, invece, all’immaginazione, essa, così come viene fuori degli studi
condotti da numerosi colleghi per il più statunitensi, è molto vicina ai processi
percettivi. Se proviamo ad esaminarla, sia tramite studi sulle lesioni che tramite
altri sistemi di rilevazione, notiamo come essa abbia luogo prevalentemente nelle
stesse sedi cerebrali in cui vengono elaborate informazioni sensoriali specifiche.
Ad esempio, l’immaginazione visiva si localizza in corrispondenza della corteccia
occipitale.

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