martedì 9 novembre 2010

Anima e Corpo p11

CAPITOLO 1
ANIMA E CORPO
Vezio Ruggieri - Il corpo, identità e teatro Università La Sapienza, Roma
Cos’è la teatroterapia?
Per inoltrarmi in questo complesso argomento ritengo necessario partire dalla
definizione del termine terapia, poiché su questo termine converge la maggioranza
degli equivoci e delle incertezze sollevate dall’eterna diatriba tra le necessità
del sistema sanitario riabilitativo e la psicopedagogia formativa.
Se rilegassimo il concetto di terapia al concetto di “trasformazione” ogni cosa
cambierebbe, perché all’interno di uno stesso termine troverebbe spazio un ampio
processo che, essendo trasformativi, potrebbe essere considerato terapeutico, e
certamente formativo in ambito pedagogico.
Ma che cosa è in trasformazione e, soprattutto, quale struttura può essere o non
essere trasformata?
Il teatro può rappresentare da una parte un ampliamento dello spazio esperienziale,
e dall’altra operare in senso profondamente trasformativi, allargando
quello che sento e che provo proponendomi esperienze emozionali mai avvertite
prima, facendo leva su alcuni aspetti strutturali della personalità. Tutto ciò necessita
ovviamente di una certa chiarezza, di una tendenza alla condivisione e non
solo dei linguaggi (nel senso di definizioni, sistema definitorio di che cos’è una
struttura psicologica o psicofisiologica).
In passato ci siamo occupati di emozioni, poi siamo passati a studiare l’immaginazione,
sempre in termini fisiologici, per poi comprendere (seguendo un po’
lo stesso percorso della psicodinamica freudiana) che sia emozioni che immaginazione
sono funzioni dell’io, allora quello che diventa interessante è l’analisi
della struttura dell’io. Nell’analisi della struttura dell’io, queste funzioni vanno in
qualche modo articolate e spiegate perché l’io è sempre se stesso, sia nel momento
in cui svolge attività vegetative quando batte il cuore, quando va a liberare il
suo intestino ecc. che quando pensa, quando si emoziona. È sempre la stessa struttura
pur presentando funzioni diversamente articolate in situazioni diverse; il
paradosso dell’unità della struttura è anche nel fatto che gli stessi muscoli servono
al fine di produrre gesti emozionalmente carichi, come per esempio un abbraccio,
una fuga ecc. ma anche per stare meramente in piedi.
La costruzione del corpo umano è stata fatta al risparmio! Lo stesso apparato
muscolare secondo le situazioni, pur sempre mantenendo la sua struttura nucleare,
può differenziarsi in gesti carichi di significato ed emozionali.
L’analisi della struttura dell’io, quindi, studia diversi livelli funzionali senza
soluzione di continuità, per questo, dal livello chimico-biologico più elementare,
si passa a quello biologico in cui si organizzano organi, tessuti, apparati, e poi a
quello di coordinamento di queste funzioni, e poi ad un processo di integrazione
ulteriore: l’io, dunque, dunque, non è altro, all’inizio, che un modulo organizzativo dei vari
livelli funzionali.

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